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Santi Teopempto e Teonas (Teopompo e Sinesio) Martiri a Nicomedia

Festa: 3 gennaio

† Nicomedia, 304

Furono due uomini di fede che, nel III secolo d.C., si opposero al culto pagano imposto dall'imperatore Diocleziano. Teopompo, vescovo della città, fu decapitato, mentre Sinesio, un giovane convertito, fu sepolto vivo. La loro testimonianza di coraggio e fede è ancora oggi un esempio per tutti i cristiani.

Martirologio Romano: Presso Nicomedia in Bitinia, nell’odierna Turchia, santi Teopempto e Teona, che affrontarono il martirio durante la persecuzione dell’imperatore Diocleziano.


La ‘Vita’ di questi due santi, è ripresa nei Sinassari orientali ed è leggendaria. La fonte orientale racconta che Teopompo era vescovo di Nicomedia, capitale della Bitinia sul Mar di Marmara e il Mar Nero (oggi Izmit in Turchia), antico regno, ma che al tempo dell’imperatore Diocleziano (243-313), in cui si svolse la vicenda di Teopompo e Sinisio, era provincia romana.
Teopompo per la sua carica, durante la persecuzione scatenata da Diocleziano, fu arrestato nel 304 e condotto in tribunale, fu sottoposto a molti supplizi come quello del fuoco, l’avvelenamento, l’accecamento, rimanendo secondo l’agiografia di parecchi martiri, completamente illeso.
Il giudice allora volendo dimostrare che questi prodigi potevano essere compiuti anche da non cristiani, convocò il famoso mago Teona, celebre per opere portentose. Ma nella sfida Teona rimase sconfitto, il quale poi dichiarandosi vinto, chiese di poter aderire al cristianesimo.
Il vescovo Teopompo gli conferì subito il Battesimo, imponendogli il nome di Sinesio. Ma la loro sorte era comunque segnata, furono condannati a morte entrambi, Teopompo fu martirizzato mediante la decapitazione e Sinesio (Teona) venne invece sepolto vivo.
Il culto per i due martiri, si diffuse molto in Oriente, ma anche in Occidente; anche la recente edizione del ‘Martirologio Romano’ li celebra al 3 gennaio.
C’è da aggiungere che l’antica abbazia di Nonantola (Modena), vanta di custodire le loro reliquie, che furono traslate nel 911, dal monastero di S. Maria di Treviso dall’abate Pietro, per sottrarle alla profanazione degli Ungari invasori.
Come siano finite dall’Oriente a Treviso non si sa. Per quanto riguarda un culto nella città tedesca di Radolfzell, è da supporre che furono requisite alcune reliquie dagli invasori germanici e portate lì nei secoli successivi, oppure ricevute in dono come era usanza nel Medioevo, fra Chiese diremmo oggi gemellate.


Autore:
Antonio Borrelli

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Aggiunto/modificato il 2003-11-08

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