Nacque molto probabilmente a Firenze agli inizi del XIII secolo, stando a Giuseppe Maria Brocchi (1742), che cita l’erudizione fiorentina dei secoli XVI-XVIII, nel 1204, da una famiglia interessata al commercio e forse al traffico di denaro. Le notizie che lo riguardano sono molto scarse e quasi tutte connesse a quelle concernenti gli altri sei fondatori dell’Ordine dei serviti (frati servi di Maria).
Come riferisce la prima narrazione agiografica emersa dal seno di tale movimento religioso, ossia la Legenda de origine Ordinis fratrum servorum virginis Mariae attribuita a Pietro da Todi, ottavo priore generale dal 1314 al 1344 (testo databile agli anni 1317-18; a cura di E.M. Toniolo, 1982), questi personaggi (septem viri), tutti fiorentini e di estrazione mercantile, aderirono forse già dagli anni Trenta del Duecento a una compagnia laicale cittadina denominata Società maggiore di Nostra Signora, che praticava la preghiera e l’assistenza ai bisognosi. Di tali individui la fonte identifica con il proprio nome solo il frate Alessio.
Esortati da un’apparizione della Vergine i sette uomini lasciarono precocemente le loro attività e le famiglie di appartenenza per ritirarsi a vita contemplativa. In un primo momento abitarono in una piccola casa situata fuori dalle mura fiorentine, presso il cimitero dei frati Minori (intorno al 1242), quindi (1245 circa), spinti dal desiderio di un maggiore isolamento, eressero un eremo sulla vetta del monte Senario (Sonaio), pochi chilometri a nord-est di Firenze. Tale luogo era stato loro concesso dal presule fiorentino Ardingo (1231-47), che lo aveva a sua volta ricevuto nel 1241 da Giuliano da Bivigliano della schiatta degli Ubertini. Sul monte Senario i religiosi dettero vita a una nuova famiglia regolare che i fedeli iniziarono a denominare i frati servi della beata Vergine Maria.
I Sette, pur ricollegandosi all’esempio edificante degli antichi padri del deserto, in linea con altri movimenti spirituali del periodo accettarono la guida e la vigilanza di confratelli da tempo in religione, primo fra tutti il domenicano Pietro da Verona, detto poi Pietro Martire, che durante il periodo in cui fu predicatore a Firenze (1244-45) contribuì alla decisione del vescovo Ardingo di imporre ai sette uomini e ai loro primi seguaci la regola di sant’Agostino. Per un certo periodo i frati rimasero sotto la guida dei domenicani, ma nel 1251, spinti dalla pietà mariana dei fedeli, aprirono una loro casa in città, forse su terre appartenenti ad alcuni dei padri stessi, in un’area a nord dell’abitato allora in forte espansione demografica (Cafaggio), dando vita al santuario di S. Maria, poi divenuto della Santissima Annunziata.
Allorché nel 1888 papa Leone XIII canonizzò i primi fondatori dell’Ordine menzionò nella bolla i nomi di: «Bonfilius de Monaldis, Bonaiuncta Manetti, Manettus Antellensis, Amideus de Amideis, Uguccio de Uguccionibus, Sosteneus de Sosteneis et Alexius de Falconeriis», accogliendo tradizioni tardive che attribuivano precise identità e casati a tutti i sette penitenti. In realtà è difficile conoscere l’esatta tradizione onomastica dei citati confessori e molto arduo risulta enucleare l’apporto specifico che alla fondazione dei serviti dette Uguccione.
Il nome di Uguccione figura negli elenchi dei Sette solo a partire dal 1498. In particolare il veneto Gasparino Borro, nella sua opera Triumphi, sonetti, canzon e laude de la gloriosa Madre di Dio (a cura di G.M. Vangelisti, 1982), inserì fra gli appellativi dei padri quello di Ugutio. L’appartenenza del personaggio alla famiglia Uguccioni risale, invece, alla lista proposta nel 1512 dal fiorentino Cosimo Favilla (De origine, a cura di P.M. Soulier, 1913); mentre il nome di Ricovero gli viene per la prima volta attribuito nelle Vite de’ Sette beati fiorentini di Michele Poccianti (1575).
Non è documentabile la notizia riferita dall’erudizione d’età moderna per cui nel 1259 Uguccione sarebbe stato il secondo priore dell’accolita riunita sul monte Senario, durante gli anni in cui il nuovo Ordine era guidato dal generale Giacomo da Siena. Le notizie meno incerte sulla vita di Uguccione risalgono alla Legenda cosiddetta vulgata del beato Filippo Benizi (priore generale dal 1267) della seconda metà del XIV secolo e conservata in una trascrizione compendiosa del successivo (a cura di P.M. Soulier, 1898). Essa ricorda che in un anno imprecisato, da collocare intorno al 1270, Uguccione accompagnò i confratelli Sostegno e Filippo in una visita alle case dell’Ordine; e presso il borgo di Gagliano in Mugello assisté al miracolo della guarigione di un lebbroso compiuto da Benizi stesso.
Peraltro, nella più antica stesura di questo medesimo racconto agiografico, ossia nella Legenda denominata perusina o arcaica composta forse agli inizi del Trecento (secondo altre interpretazioni tra il 1320 e il 1350, conservata parimenti in un codice quattrocentesco), risulta che i compagni di viaggio di Filippo fossero Sostegno e Girolamo da Cesena (D.M. Montagna, La «legenda» arcaica..., 1985).
In ogni caso è proprio in associazione a frate Sostegno che troviamo più di frequente il nome di Uguccione nella più antica documentazione riguardante l’Ordine dei serviti. Un atto notarile bolognese del 1271 attesta come due religiosi, Sustegnus de Florentia e Uguicione de Florentia, da identificare con i suddetti frati, fossero coinvolti nell’officium salis di Forlì per conto del Comune felsineo. In altre due scritture provenienti dalla città emiliana (1274 e 1277) i due figurano come testimoni alla stesura di testamenti.
Impossibile è invece da comprovare la missione, di cui parlano Poccianti e poi Brocchi, che Uguccione avrebbe condotto insieme a Benizi presso i primi conventi serviti della Germania, istituti di cui per un certo periodo il frate sarebbe stato la guida.
Nel 1280 egli doveva trovarsi, ormai avanti negli anni, presso l’eremo del Senario, dato che non compare fra i membri della comunità cittadina di Cafaggio menzionati in un atto del settembre di quell’anno. Secondo la più tarda erudizione storico-ecclesiastica fiorentina, priva di ogni riferimento documentario, Uguccione – dopo alcuni anni vissuti all’insegna del ritiro anacoretico – morì sul monte Senario il 3 maggio 1282, di ritorno dal capitolo generale dell’Ordine tenutosi a Viterbo.
Stando alla tradizione egli sarebbe passato a miglior vita nello stesso giorno e alla stessa ora in cui saliva al cielo il confratello Sostegno, suo compagno di viaggio anche nella suddetta missione. Entrambi sarebbero stati, quindi, sepolti nell’eremo del monte Senario insieme agli altri socii della prima ora, divenendo successivamente oggetto di culto, sia a Firenze sia nell’ambito del loro Ordine.
Autore: Francesco Salvestrini
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