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Villarejo de Salvanés, Spagna, 10 gennaio 1814 – Damasco, Siria, 10 luglio 1860
Nicanore Ascanio Soria nacque a Villarejo de Salvanés, nella provincia di Madrid in Spagna, il 10 gennaio 1814. A sedici anni, nel 1830, vestì l’abito dei Frati Minori Osservanti, ma cinque anni dopo, a causa delle leggi che sopprimevano gli ordini religiosi in Spagna, dovette deporlo. Proseguì comunque gli studi e fu ordinato sacerdote della diocesi di Toledo. Fu predicatore nel suo paese natale e guida spirituale delle monache Concezioniste di Aranjuez. Nel 1858 poté vestire nuovamente il saio; l’anno dopo partì per la Terra Santa. Fu destinato al convento della Conversione di San Paolo a Damasco, dove iniziò a studiare l’arabo sotto la guida di padre Carmelo Bolta Bañuls. Tuttavia, a causa delle ripercussioni della guerra di Crimea e delle risoluzioni prese col congresso di Parigi del 1856, i cristiani in Siria avevano iniziato a essere perseguitati dai musulmani drusi. Padre Nicanore aveva ricevuto l’incarico di partire per Gerusalemme, ma la situazione non gli permetteva di viaggiare da solo. Quando gli aggressori, nella notte tra il 9 e il 10 luglio, riuscirono a entrare nel convento da una porta secondaria ed ebbero decapitato il superiore padre Emanuele Ruiz, padre Nicanore non conosceva molto l’arabo, ma capì che cosa stava per accadergli: dopo che ebbe dichiarato di essere cristiano, fu ucciso con un pugnale alla gola; aveva quarantasei anni ed era in Terra Santa da un anno. Morirono in tutto otto frati e tre fratelli cristiani maroniti, collaboratori dei religiosi. Gli undici Martiri di Damasco furono beatificati da papa Pio XI il 10 ottobre 1926 e canonizzati da papa Francesco 20 ottobre 2024. I loro resti mortali sono venerati nella chiesa della Conversione di San Paolo a Bab Touma, quartiere di Damasco. Il Martirologio Romano li commemora il 10 luglio, giorno della loro nascita al Cielo, ma nel Calendario dell’Ordine dei Frati Minori la loro memoria ricorre il 13 luglio; sono festeggiati anche la domenica più vicina al 12 luglio, in maniera solenne, a Damasco.
Emblema: Palma, libro
Martirologio Romano: A Damasco in Siria, passione dei beati martiri Emanuele Ruíz, sacerdote, e compagni, sette dell’Ordine dei Frati Minori e tre fratelli fedeli della Chiesa Maronita, che, con l’inganno consegnati ai nemici da un traditore, furono sottoposti per la fede a varie torture e conclusero il loro martirio con una morte gloriosa. [I loro nomi sono: beati Carmelo Volta, Pietro Soler, Nicola Alberca, Engelberto Kolland, Ascanio Nicanor, sacerdoti, e Francesco Pinzao e Giovanni Giacomo Fernández, religiosi, dell’Ordine dei Frati Minori; Francesco, Mootius e Raffaele Massabki, fratelli.]
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Fuori dal convento, col sogno della missione Nicanore Ascanio Soria nacque a Villarejo de Salvanés, villaggio nei pressi di Madrid in Spagna, il 10 gennaio 1814, figlio di Simón Ascanio e Benigna Soria. A sedici anni, nel 1830, vestì l’abito francescano nel convento di Santa Maria de La Salceda, in Alcarria, nella Provincia religiosa dei Frati Minori Osservanti di Castiglia (gli Osservanti furono uniti, dal 4 ottobre 1897, insieme agli Alcantarini o Scalzi, ai Recolletti e ai Riformati, nell’Ordine dei Frati Minori) Tuttavia, nel 1835, fu costretto a lasciare il convento, in seguito alla soppressione degli ordini religiosi in Spagna e alle leggi eversive che portarono gravi conseguenze. A quel punto, grazie anche alle discrete possibilità economiche della famiglia, continuò gli studi a Villarejo e fu ordinato sacerdote della diocesi di Toledo.
Predicatore, parroco e direttore spirituale Si conservano testimonianze delle sue predicazioni e delle novene che aveva guidato a Perales de Tajuña e Tielmes. Divenne in seguito parroco del suo paese natale, apprezzato, come nelle altre destinazioni, per il suo zelo. Nel 1857 divenne cappellano delle Monache Confezioniste di Torrelaguna, quindi di quelle di Aranjuez. Nel 1858 conobbe una di esse, suor Maria dei Dolori e del Patrocinio (per la quale è in corso la causa di beatificazione), alla quale erano attribuiti doni mistici.
Un’intuizione che veniva dal Cielo Un giorno, mentre celebrava la Messa all’altare della Madonna dell’Oblio, Trionfo e Misericordia, immagine cui era molto devoto, avvertì un vivo impulso a partire per la Terra Santa e lì dare la vita. Suor Patrocinio gli confermò che quell’ispirazione veniva dal Cielo. Il sacerdote, allora, intensificò la sua preghiera e le sue veglie notturne, di cui si accorsero i familiari: «Dio ti chiama... ubbidisci alla sua voce!», l’udivano spesso sospirare. Infine, annunciò pubblicamente che aveva scelto di partire per le missioni.
Finalmente missionario Negli ultimi giorni del settembre 1858, appena le condizioni politiche migliorarono, prese contatto con padre Manuel Arcaya, rettore del Collegio Missionario di Priego, aperto proprio dai Frati Minori per i futuri missionari in Terra Santa. Nei due giorni che trascorse in quel convento, si riaccese in lui l’entusiasmo per la missione; in più, i superiori si resero conto delle sue buone disposizioni. Padre Nicanore fu ammesso al Collegio il 16 novembre 1858. Il 25 gennaio 1859 partì da Valencia: insieme a lui, sul vapore “Barcino”, c’erano altri quattordici religiosi. Sbarcato a Giaffa il 19 febbraio, pregò intensamente al Santo Sepolcro, sul Calvario, nel Getsemani, a Betlemme e negli altri santuari. Venne quindi destinato a Damasco, per apprendere la lingua araba sotto la guida di padre Carmelo Bolta Bañuls, che appunto era insegnante dei giovani frati destinati alla missione, oltre che parroco della parrocchia latina della Conversione di San Paolo.
I cristiani in Siria perseguitati Tuttavia, a causa delle ripercussioni della guerra di Crimea e delle risoluzioni prese col congresso di Parigi del 1856, i cristiani in Siria avevano iniziato a essere perseguitati dai musulmani drusi: questi ultimi avevano interpretato la libertà di culto imposta alla Turchia, nonché l’equiparazione tra loro e i cristiani sul piano civile, come un affronto al Corano. Il superiore dei Frati Minori, padre Emanuele Ruiz López, era sicuro che nessuno sarebbe penetrato tra le mura del convento di San Paolo, che erano particolarmente solide, mentre le porte di accesso alla chiesa e al chiostro erano blindate da lamine di ferro.
Pronto anche alla morte Proprio mentre iniziava la persecuzione in Siria, per lui si prospettava una nuova destinazione: la parrocchia di San Salvatore a Gerusalemme, secondo quanto gli aveva notificato il Custode di Terra Santa. In una lettera, padre Nicanore gli riferì di essere disposto ad accettare qualunque decisione: era pronto a obbedire pienamente al suo superiore maggiore, anche se ciò avesse comportato la morte. Il Padre Custode rispose che avrebbe dovuto attenersi a quanto avrebbe stabilitoo il suo superiore diretto, ma, allo stesso tempo, doveva essere pronto a lasciare Damasco se le condizioni politiche fossero migliorate. Dal canto suo, padre Emanuele lo trattenne a Damasco, perché il viaggio dalla Palestina alla Siria, in quel momento difficile, era troppo pericoloso. Padre Nicanore, quindi, rimase a Damasco, non prima di aver sentito anche il Custode.
La persecuzione all’apice A Damasco, l’emiro Abd-el-Kader cercò di difendere i cristiani dalle azioni provocatorie compiute contro di loro e contro il segno della Croce, che l’8 luglio 1860 toccarono l’apice, in un clima di terrore sempre più crescente. A mezzogiorno del 9 luglio, una folla assaltò la residenza del Patriarcato Greco non unito, riversandosi poi nel resto del quartiere cristiano. Abd-el-Kader e i suoi uomini armati accorsero, ma ancor prima di combattere gli aggressori, misero in salvo nel palazzo dell’emirato quanti più cattolici possibile, latini e maroniti, religiosi e laici, compresi i Gesuiti, i Lazzaristi, le Figlie della Carità e gli alunni delle scuole. Gli unici che non avevano accettato l’invito dell’emiro furono i Frati Minori del convento di San Paolo, per non abbandonare i cristiani che già vi avevano trovato rifugio.
Il massacro del 10 luglio 1860 Appena la folla fu entrata nel quartiere cristiano, padre Emanuele radunò in chiesa i religiosi, i bambini della scuola parrocchiale e alcuni fedeli, quindi espose il Santissimo Sacramento per l’adorazione. I religiosi sacerdoti s’impartirono l’assoluzione a vicenda e si comunicarono. Gli aggressori, di fatto, non riuscirono a forzare l’ingresso, ma irruppero lo stesso, dopo la mezzanotte del 10 luglio: qualcuno li aveva fatti passare per una porta sul retro, che non era stata rinforzata.
Il martirio di padre Nicanore Il primo a morire fu proprio padre Emanuele, dichiarando di essere cristiano e di voler morire da cristiano: fu decapitato dopo che, spontaneamente, aveva posato la testa sulla mensa dell’altare. Il secondo fu padre Carmelo, che rifiutò di convertirsi per avere salva la vita. Padre Nicanore fu raggiunto da alcuni aggressori nel corridoio superiore meridionale del convento. Conosceva poco l’arabo, ma intuì che gli stavano chiedendo di farsi musulmano per avere salva la vita. Con fermezza rispose: «No! Sono cristiano! Se volete potete uccidermi». Venne colpito a morte con un pugnale alla gola; aveva quarantasei anni ed era in Terra Santa appena da un anno.
Il martirio di altri sei religiosi e di tre fratelli maroniti Come lui, vennero uccisi padre Engelberto Kolland (vicario parrocchiale e aiutante di padre Carmelo), padre Nicola Alberca y Torres, padre Pietro Soler, fra’ Francesco Pinazo Peñalver e fra Giovanni Giacomo Fernández Fernández. Gli ultimi quattro facevano parte della spedizione missionaria con cui era partito padre Nicanore; da allora in poi, fu definita “la condotta dei martiri”. Morirono anche i tre fratelli Francesco, Abdel Mooti e Raffaele Massabki, cristiani maroniti, collaboratori dei frati, che non avevano voluto, a differenza di altri fedeli, fuggire dal convento. Appena tornò la calma, nel 1861, i corpi dei religiosi e dei tre fratelli, già nascosti in un sotterraneo del convento, vennero collocati in due casse e sepolti in una medesima tomba, aperta nel pavimento della chiesa di San Francesco.
La causa di beatificazione degli otto francescani e dei tre fratelli Il 17 dicembre 1885 fu iniziato il processo per la beatificazione di padre Manuel Ruiz e compagni. Nella primavera del 1926 si fissò la data della beatificazione per il 10 ottobre. A quel punto, il Patriarca della Chiesa Maronita (che è in comunione con Roma) Elias Boutros Hoyek (Venerabile dal 2019) e l’intero episcopato maronita presentarono a papa Pio XI una urgente istanza affinché i tre fratelli Massabki, dei quali erano stati rinvenuti i nomi, fossero accomunati nella gloria ai francescani, come lo furono nella vita e nel sacrificio supremo. Il 7 ottobre 1926 il Santo Padre, viste le prove testimoniali e documentarie raccolte nel processo da lui stesso autorizzato, firmò il decreto per la beatificazione dei tre fratelli, che fu celebrata il 10 ottobre seguente, insieme a quella degli otto frati.
La canonizzazione Il 18 dicembre 2022 il cardinal Béchara Boutros Raï, Patriarca dei Maroniti, annunciò che per i tre fratelli era in vista la canonizzazione senza la conferma formale di un miracolo. Tale supplica era stata presentata dal Santo Sinodo dei Vescovi Maroniti, nel 2022, a papa Francesco; alla richiesta si erano associati anche i Superiori Maggiori dell’Ordine dei Frati Minori, il Ministro generale e il Custode di Terra Santa, chiedendo la canonizzazione per l’intero gruppo degli undici martiri. Le motivazioni erano duplici: per i tre fratelli, per offrire, mediante la canonizzazione, un messaggio di dialogo, di pace e di unità nel contesto medio-orientale; per i frati, l’imminenza dell’ottavo centenario della morte di san Francesco d’Assisi, che ricorreva nel 2026. Il 23 marzo 2023, papa Francesco autorizzò l’iter speciale per la redazione e lo studio della “Positio super Canonizatione” e, il 23 maggio 2024, approvò i voti favorevoli della Sessione Ordinaria dei Cardinali e Vescovi del Dicastero delle Cause dei Santi per la canonizzazione degli undici Martiri di Damasco. Lo stesso Pontefice li canonizzò a Roma, in piazza San Pietro, domenica 20 ottobre 2024.
La memoria e il culto Il Martirologio Romano commemora insieme gli undici martiri al 10 luglio, ma nel Calendario dell’Ordine dei Frati Minori sono ricordati il 13 luglio. A Damasco, invece, sono festeggiati sia nell’anniversario del martirio, sia, in modo solenne, la domenica successiva al 12 luglio. I loro resti mortali sono venerati nella chiesa della Conversione di San Paolo a Bab Touma, quartiere di Damasco. A Villarejo de Salvanés padre Nicanore è ancora molto ricordato: gli è stata dedicata una via e c’è una targa sul luogo della sua nascita. Nella chiesa parrocchiale è stata collocata una reliquia dei Martiri di Damasco, accanto a una statua.
Autore: Emilia Flocchini
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