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La sua testimonianza di martire ha un grande valore spirituale, perché fu arrestata dai repubblicani spagnoli mentre forniva cibo ad alcune suore nascoste durante la persecuzione anticattolica. A loro volle unirsi, pur potendo, da laica, rimanere a casa con i suoi familiari senza correre pericolo. Beatificata il 13 ottobre 2013.
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Dolores Broseta Bonet nacque nel 1892 e fu educata dalle Figlie della Carità di Bétera, il suo paese natale, a una ventina di chilometri da Valencia. Le sue condizioni di salute non le permisero mai di entrare nella congregazione, perciò si dedicò alla cura e all’insegnamento dei bambini. Ma quando sua madre morì, nel 1925, andò a vivere in convento aiutando le suore come laica. Nonostante la salute cagionevole, Dolores serviva la comunità in tutti i modi poteva. Secondo i racconti di chi la conosceva, era una donna generosissima e buona. Quando il 21 di luglio del 1936 le suore furono cacciate dal convento, Dolores si rifugiò a casa dei suoi fratelli. Le religiose, invece, trovarono ospitalità in un appartamento in paese, ma agli inizi di agosto il comitato comunista ingiunse loro di allontanarsi da Bétera. La piccola comunità di cinque suore si spostò allora a Valencia, in una locanda, e Dolores si prodigò affinché non mancassero loro i viveri. Era lei che andava per le strade in cerca di modi per sopperire alle necessità delle religiose. Spesso faceva la spola tra Valencia e Bétera per fare arrivare alle “sorelle” il cibo raccolto dai tanti abitanti del paese che ancora nutrivano stima nei loro confronti.
Le cinque suore furono arrestate a Valencia i primi giorni di dicembre. Con loro i miliziani del Fronte popolare catturarono anche Dolores. Le donne furono portate nel seminario diocesano e il 9 di dicembre, all’una di notte, furono condotte al “Picadero de Paterna”, dove di solito assassinavano i sacerdoti e le religiose. Lì furono fucilate insieme ad altri trenta-quaranta cattolici. Prima di morire, nei mesi in cui rimasero nascoste, le Figlie della Carità non smisero mai di partecipare clandestinamente alla Messa quotidiana, e quando si trasferirono nel secondo rifugio, in mancanza di un sacerdote, si alzavano alle 4 di mattina per leggere il messale. All’arrivo dei repubblicani le suore capirono subito cosa sarebbe accaduto, e una di loro, suor Josefa, si girò verso le altre dicendo: «Andiamo a soffrire per Dio. Ora siamo nell’Orto dei Getsemani». La donna chiese ai carnefici di essere uccisa per ultima, così da poter incoraggiare le altre sorelle a non abiurare.
Autore: Benedetta Frigerio
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