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El Arenal, Spagna, 12 gennaio 1919 – Arenas de San Pedro, Spagna, 25 agosto 1936
Juan Cano Solana, seminarista al primo anno di Filosofia presso il Seminario di Ávila, patì il martirio durante la persecuzione religiosa della guerra civile spagnola il 25 agosto 1936.
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Juan Cano Solana nacque a El Arenal, nella Diocesi e nella provincia di Ávila, il 12 gennaio 1919, e venne battezzato il 13 febbraio. Era figlio di Juan Cano e di Hilaria Solana Vinuesa.
Già nel 1933 venne costituito un comitato comunista in quella cittadina ed iniziò la persecuzione religiosa. Le autorità impedirono l’insegnamento della dottrina cristiana, benché richiesto dalla gente del luogo. Dal 1936 fecero rimuovere i crocifissi dagli uffici pubblici ed impedirono di suonare le campane.
Il 18 luglio 1936 i “rossi” occuparono la chiesa parrocchiale, impedendo la celebrazione di qualsiasi atto di culto, distruggendo molte immagini sacre e compiendo azioni irriverenti nei confronti della religione. Così dichiara una dettagliata relazione inviata dal parroco, don Felipe Pérez Calvo, salvatosi provvidenzialmente.
All’epoca di quei fatti, Juan frequentava il primo anno di Filosofia presso il Seminario di Ávila e si trovava a casa in vacanza. La sua fede salda dovette andare presto incontro a numerose prove, prima fra tutte la cattura, avvenuta il 18 agosto, in casa dei suoi genitori. Condotto prigioniero al Palacio de Arenas di San Pedro, poté ugualmente essere visitato dai suoi cari. Quando la madre gli disse: «Guarda, Juan, quando ti chiedono… devi dire… sta’ molto attento a quello che rispondi», il giovane ribatté: «Mamma, non preoccuparti. La mia dichiarazione conta poco. Mi giudicano solo perché sono un seminarista».
Alcuni testimoni dichiararono che i comunisti cercarono di tentarlo nella purezza, ma senza riuscirci. Di lì a poco, lo condussero al Prado Yegua, dove lo costrinsero a scavarsi da solo la fossa. Finché ebbe vita, s’impegnò a preparare spiritualmente i suoi compagni di martirio. Pare che poco dopo avesse gridato: «Viva Cristo Re!», prima di morire per un colpo di arma da fuoco fra gli occhi. Erano le due del mattino del 25 agosto 1936.
Venne seppellito nel cimitero di El Arenal, dove la sua memoria è a tutt’oggi ancora viva.
Autore: Emilia Flocchini
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