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Myeongraebang, Seul, 1775 – Seul, Corea del Sud, 2 luglio 1801
Matteo Kim Hyeon-u, insieme al suo fratello di sangue Barnaba Kim I-u, aderì al cattolicesimo e sostenne la missione in Corea di padre Giacomo Zhou Wen-mo, il primo sacerdote missionario in quel Paese. Entrambi vennero arrestati durante la persecuzione Shinyu del 1801: Barnaba morì a causa delle torture, mentre Matteo venne decapitato alcuni mesi dopo, insieme ad altri sette compagni. Barnaba e Matteo, inseriti con loro nel gruppo di martiri capeggiato da Paolo Yun Ji-chung, sono stati beatificati da papa Francesco il 16 agosto 2014, nel corso del viaggio apostolico in Corea del Sud.
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Matteo Kim Hyeon-u era figlio di una concubina e di un famoso interprete di Myeongryebang, presso Seul, nell’attuale Corea del Sud.
Poco dopo l’introduzione della Chiesa cattolica in Corea, imparò il catechismo da Tommaso Kim Beom-u, suo fratellastro maggiore. Lui e un altro fratello, stavolta di sangue, Barnaba Kim I-u, divennero cattolici e vennero battezzati da Pietro Yi Seung-hun. I due fratelli incontrarono presto una situazione difficile: nel 1785, Tommaso venne condannato all’esilio durante l’“incidente di Myeongryebang”. Ciò nonostante, continuarono a praticare la religione in segreto.
Quando, sul finire del 1794, arrivò clandestinamente in Corea padre Giacomo Zhou Wen-mo, missionario cinese, Matteo e Barnaba s’impegnarono attivamente nelle attività della Chiesa. Per la precisione, incontrarono padre Giacomo a casa di Filippo Hong Pil-ju e formarono una piccola comunità: con altri fedeli, compresi Taddeo Jeong In-hyeok e Pietro Choe Pil-je, si trovavano spesso a studiare gli insegnamenti della fede e a pregare.
Quando padre Giacomo, braccato dai suoi persecutori, trovò rifugio in casa di Barnaba, Matteo Kim partecipava alla Messa. Col fratello, si unì al Myeongdohoe, una comunità di credenti fondata dal missionario cinese. Quando lui tornò a casa di suo fratello, nel 1800, Matteo partecipò all’Eucaristia insieme ad altri fedeli, mentre Barnaba si occupò di tutti i preparativi necessari per la celebrazione.
All’esplodere della persecuzione Shinyu nel 1801, i due fratelli vennero arrestati e condotti al quartier generale della polizia, a Seul. Si racconta che, al momento della cattura, un’enorme croce splendente apparve di fronte a Matteo e indicava la strada per la prigione.
Presso il quartier generale, il giudice interrogò e torturò entrambi, ma non udì altro che non fosse già noto e, soprattutto, non gli furono rivelati i nomi di altri cattolici. Barnaba venne interpellato in maniera particolare, perché il governo sapeva che casa sua era un luogo dove i cattolici si radunavano e dove si era nascosto padre Giacomo. Tuttavia, il maggiore dei due non resistette alle feroci percosse e morì verso il mese di maggio del 1801.
Invece Matteo, insieme a Colomba Kang, Ignazio Choe In-cheol, Susanna Kang Gyeong-bok, Viviana Mun Yeong-in, Giuliana Kim Yeon-i, Antonio Yi Hyeon e Agata Han Sin-ae, venne condotto presso la Piccola Porta Occidentale di Seul e decapitato il 2 luglio 1801 (22 maggio del calendario lunare). Aveva ventisei anni.
Matteo Kim Hyeon-u e i suoi compagni, inseriti nel gruppo di martiri capeggiato da Paolo Yun Ji-chung (del quale fanno parte anche Barnaba Kim I-u e padre Giacomo Zhou Wen-mo), sono stati beatificati da papa Francesco il 16 agosto 2014, nel corso del viaggio apostolico in Corea del Sud.
Autore: Emilia Flocchini
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