>>> Visualizza la Scheda del Gruppo cui appartiene
Yeoju, Corea del Sud, 1777 – 3 o 4 luglio 1801
Barbara Jeong Sun-mae si avvicinò al cattolicesimo, da poco introdotto in Corea, grazie a suo fratello e a sua cognata. Decise di restare vergine e, trasferitasi a Seul, entrò in una comunità composta da donne con le quali condivideva la stessa scelta. Arrestata nel corso della persecuzione Shinyu del 1801, venne decapitata il 3 o il 4 luglio 1801, di fronte alla gente del suo villaggio natio. Inserita con il fratello e la cognata nel gruppo di martiri capeggiato da Paolo Yun Ji-chung, è stata beatificata da papa Francesco il 16 agosto 2014, nel corso del viaggio apostolico in Corea del Sud.
|
Barbara Jeong Sun-mae nacque a Yeoju, nella provincia del Gyeonggi (attuale Corea del Sud). Apprese il catechismo nel 1795, da suo fratello Barnaba Jeong Gwang-su e da sua cognata Lucia Yun Un-hye. Visse con così grande zelo la sua nuova fede da decidere di restare vergine, per dedicarsi a Dio con cuore indiviso. Forse per non destare sospetti, diceva alla gente: «Ero sposata col signor Heo, ma sono diventata vedova».
Alcuni anni dopo, Barbara si trasferì a Seul: aiutò la cognata e il fratello a diffondere libri e oggetti religiosi tra gli altri credenti ed entrò a far parte della comunità di vergini presieduta da Agata Yun Jeom-hye. Ogni qualvolta che la sua casa veniva usata come chiesa, preparava tutto l’occorrente con la massima cura. Nel 1800 ricevette il Battesimo dal primo sacerdote missionario in Corea, il cinese padre Giacomo Zhou Wen-mo: da allora, il suo fervore aumentò ancora di più.
Arrestata durante la persecuzione Shinyu del 1801, dimostrò un grande coraggio nell’affrontare gli interrogatori e le torture. Non rivelò i nomi degli altri credenti, ma professò apertamente la sua fede: «Non posso rinunciare alla mia religione anche se dovessi morire». A quel punto, il capo degli ufficiali di polizia ordinò d’intensificare le punizioni verso di lei, ma senza risultato.
Barbara venne quindi condannata a morte con altri credenti. Prima di ascoltare la condanna, dichiarò: «Essere punita al quartier generale della polizia ed essere interrogata pesantemente al Ministero della Giustizia è molto doloroso. Tuttavia, non posso cambiare idea, perché amo tantissimo la religione cattolica».
Il giudice ordinò che la sentenza venisse eseguita presso il suo villaggio natale, così da rivolgere gli abitanti di Yeoju contro la religione cattolica. Così, venne decapitata il 3 o il 4 luglio 1801 (23 o 24 maggio del calendario lunare); aveva ventiquattro anni.
Inserita nel gruppo di martiri capeggiato da Paolo Yun Ji-chung (del quale fanno parte anche i già menzionati Barnaba Jeong Gwang-su, Lucia Yun Un-hye, padre Giacomo Zhou Wen-mo e Agata Yun Jeom-hye), è stata beatificata da papa Francesco il 16 agosto 2014, nel corso del viaggio apostolico in Corea del Sud.
Autore: Emilia Flocchini
|