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Bodecangas, Spagna, 28 agosto 1912 – Oviedo, Spagna, 7 ottobre 1934
Jesús Prieto López nacque il 28 agosto 1912 a Bodecangas, un piccolo villaggio nella comunità autonoma delle Asturie, settimo degli undici figli di una famiglia di contadini. Nel 1925 entrò nel Seminario Minore della diocesi di Oviedo, passando poi a quello Maggiore per gli studi teologici. D’indole riservata, abile negli studi, era pronto ad aiutare chiunque avesse bisogno di lui, dai familiari al suo parroco, passando per i compagni di ogni classe. Il 6 ottobre 1934, durante la rivoluzione delle Asturie, la sede del Seminario Maggiore fu attaccata e i seminaristi dovettero fuggire. Jesús e otto compagni si rifugiarono prima in una stalla, poi nella cantina di un palazzo. Quando uno di loro uscì allo scoperto, venne sorpreso da un gruppo di uomini armati, che ordinarono agli altri di uscire. Vennero fuori in sette: poco dopo, vennero fucilati, ma uno solo scampò perché non aveva la tonsura, quindi non era stato riconosciuto come parte del clero. Jesús aveva ventuno anni ed era studente di III Teologia. Insieme ai suoi sei compagni e ad altri tre allievi dello stesso Seminario, uccisi negli anni della guerra civile spagnola, è stato beatificato il 9 marzo 2019 presso la cattedrale del Santo Salvatore a Oviedo, sotto il pontificato di papa Francesco. I resti mortali di quasi tutti e nove i martiri sono venerati nella Cappella Maggiore del Seminario di Oviedo, mentre la loro memoria liturgica cade il 6 novembre, giorno in cui tutte le diocesi spagnole ricordano i loro Martiri del XX secolo.
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Jesús Prieto López nacque il 28 agosto 1912 a Bodecangas o Bao de Cangas, un piccolo villaggio nella comunità autonoma delle Asturie. Era il settimo degli undici figli di José María Prieto e di Marcellina López Acebedo, contadini, molto poveri e altrettanto religiosi. Fu battezzato il 29 agosto, il giorno dopo la nascita, nell’allora sede parrocchiale di Santa Maria al Monte.
Sin da piccolo aiutò la famiglia nei lavori dei campi, maturando un carattere introverso e poco incline ai divertimenti. Nonostante fosse di poche parole, hanno assicurato i suoi fratelli, riusciva ugualmente a manifestare il proprio affetto a chi voleva bene.
Aveva una gran devozione alla Vergine Maria: ogni giorno guidava la recita comunitaria del Rosario in famiglia. In parrocchia prestava servizio come chierichetto: sapeva a memoria le orazioni della Messa. Il suo parroco, don Jesús M. A. Rodríguez, si accorse delle sue qualità e cominciò a impartirgli lezioni private e, allo stesso tempo, a fargli da direttore spirituale.
Quando gli prospettò la possibilità di andare in Seminario, ricevette risposta affermativa, anche se era preoccupato per la retta. I genitori fecero presente anche loro di non poterlo mantenere agli studi, ma il parroco replicò che non dovevano preoccuparsene.
Così, nel 1925, Jesús entrò nel Seminario Minore della diocesi di Oviedo, nell’antico monastero di Santa Maria di Valdediós. Il vitto era di scarsa qualità, tanto che a volte i giovani allievi preferivano patire la fame. In compenso le loro giornate erano intense, tra preghiera, studio e vita comunitaria.
Quando tornava in vacanza al suo paese, Jesús andava a salutare per primo il suo parroco. Avrebbe voluto andare nei campi, ma suo padre sosteneva che il suo posto fosse sui libri, quindi lo faceva restare in casa. Lui, però, nelle pause dallo studio, aiutava le madre nelle incombenze casalinghe.
Continuava ad aiutare anche in parrocchia, partecipando alla Messa ogni giorno e insegnando il catechismo ai bambini. Riordinava anche la sacrestia e, con molta frequenza, interrogava il parroco su varie questioni. La domenica sera, infine, andava a trovare i suoi compagni che erano come lui in vacanza nelle zone vicine.
Passò quindi al Seminario Maggiore, all’epoca situato nel convento di San Domenico a Oviedo. Non fallì mai un esame, unendo la sua intelligenza alla perseveranza nello studio. Non era raro vederlo dare una mano non solo ai compagni di corso o a quelli dei corsi superiori, ma anche a quelli degli anni più indietro. Stimolato dall’esempio dei Preti della Missione, che all’epoca dirigevano il Seminario, aveva infatti deciso di vivere il sacerdozio come il massimo dei servizi, da prestare ai più abbandonati e agli scartati della società.
Dovette però compiere un altro servizio, quello della leva obbligatoria. Nella caserma dove fu assegnato cominciò a sentir parlare di come la Repubblica recentemente proclamata in Spagna stesse per mettere in pericolo la Chiesa. Ciò nonostante, come molti altri suoi compagni, appena terminato il servizio militare rientrò in Seminario.
Di lì a poco, il 5 ottobre 1934, esplosero scontri a fuoco tra i minatori e la forza pubblica: era l’inizio della rivoluzione delle Asturie. All’interno del Seminario le lezioni proseguirono come al solito, ma gli echi dei tumulti erano percepiti anche lì.
All’alba del 6, dopo una notte di scontri, le armi sembrarono tacere. Dopo qualche ora, furono assaltati sia il convento di San Domenico, sia il Palazzo Vescovile di Oviedo. A quel punto, i seminaristi scapparono, disperdendosi in varie direzioni.
Mariano e altri sette compagni trovarono rifugio prima in una stalla, poi nella cantina di uno stabile sfitto. Con loro c’era un sacerdote domenicano, padre Esteban Sánchez. Trascorsero insonni la notte seguente, pregando e domandandosi quale sarebbe stata la loro sorte. Padre Sánchez li confortò, li benedisse e diede loro l’assoluzione.
Fecero anche un voto: sarebbero andati tutti al santuario della Madonna di Covadonga, se fossero usciti sani e salvi. Per ragioni di sicurezza, molti di essi, ma non tutti, avevano indossato abiti secolari. Quelli che però avevano già ricevuto gli Ordini Minori portavano un segno ancora più chiaro del loro stato: la tonsura.
L’indomani, il 7 ottobre, uno dei giovani, Gonzalo Zurro Fanjul, uscì per accertarsi che la situazione fosse tornata normale e, probabilmente, per cercare da mangiare per sé e per i compagni. Scavalcò un muro, attraversò una stradina e una terrazza, ma mentre stava controllando se proseguire fu sorpreso da alcuni uomini armati.
Poco dopo, ordinarono ai fuggiaschi di uscire: vennero fuori in sette, tranne il seminarista Juan Alonso Pérez, di I Teologia, e il religioso domenicano. Gli armati fecero loro attraversare alcune strade, tra gli insulti dei passanti.
Arrivati in quella che oggi è calle Padre Suárez, tra il civico 23 e il 25, vennero schierati contro un portone e fucilati. Uno solo dei sette, José González García, fu ferito gravemente, ma al momento di ricevere il colpo di grazia fu risparmiato: una donna accorse e disse di non sparargli in quanto non aveva la tonsura.
Jesús aveva ventuno anni ed era studente di III Teologia. I resti mortali suoi e dei suoi compagni furono riesumati il 28 ottobre 1934 dalla fossa comune nel cimitero del Salvatore, dov’erano stati sepolti, per ricevere più degna sepoltura. Dal 19 marzo 2013 riposano tutti e sei nella Cappella Maggiore dell’attuale sede del Seminario di Oviedo.
La loro fama di santità, a parte un periodo di oblio, è perdurata negli anni. Fu quindi possibile cercare di avviare la loro causa di beatificazione e canonizzazione, per l’accertamento del martirio in odio alla fede.
Ai sei giovani assassinati nel 1934 furono aggiunti altri tre allievi del Seminario di Oviedo, uccisi in varie circostanze negli anni della guerra civile: Luis Prado Garcia, alunno del secondo anno di Filosofia, il 4 settembre 1936; Sixto Alonso Hevia, di III Filosofia, il 27 maggio 1937; Manuel Olay Colunga, suddiacono, il 22 settembre 1937. Anche i loro resti sono stati traslati nella Cappella Maggiore del Seminario nel 2013, tranne quelli di Manuel, che non sono mai stati trovati.
Il nulla osta per l’avvio della causa, che venne quindi denominata “Ángel Cuartas Cristóbal e otto compagni”, rimonta al 12 maggio 1993. Il processo diocesano, svolto a Oviedo e concluso il 29 novembre 1997, è stato convalidato il 24 febbraio 2012.
Nel 2014 fratel Rodolfo Cosimo Meoli, Postulatore Generale dei Fratelli delle Scuole Cristiane, fu incaricato di seguire la fase romana della causa. È stato quindi possibile completare la “Positio super martyrio”, consegnata nel 2016. Il 21 giugno 2018 si è invece svolto il Congresso dei Teologi della Congregazione delle Cause dei Santi, i cui membri si sono espressi all’unanimità a favore dell’effettivo martirio dei nove seminaristi.
Il 7 novembre 2018, ricevendo in udienza il cardinal Giovanni Angelo Becciu, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, papa Francesco ha autorizzato la promulgazione del decreto con cui Jesús Prieto López e compagni venivano dichiarati martiri.
La loro beatificazione si è svolta il 9 marzo 2019 nella cattedrale del Santo Salvatore a Oviedo, col rito presieduto dal cardinal Becciu come inviato del Santo Padre. La loro memoria liturgica è stata fissata al 6 novembre, giorno in cui tutte le diocesi spagnole ricordano i loro Martiri del XX secolo.
Autore: Emilia Flocchini
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