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Laspra, Spagna, 4 marzo 1914 – Gijón, Spagna, 4 settembre 1936
Luis Prado García nacque il 4 marzo 1914 a Piedras Blancas presso Laspra, nelle Asturie. Nel 1930 entrò nel Seminario Minore della diocesi di Oviedo, dove, nel 1934, gli giunse la notizia dell’uccisione di sei alunni del Seminario Maggiore durante la rivoluzione delle Asturie: provò orgoglio per loro, desiderando una sorte simile. Nel 1935 prestò servizio militare a Burgos, continuando gli studi nel Seminario di quella città. Congedato, tornò a casa, ma intanto era scoppiata la guerra civile. Si nascose presso degli amici, ma venne denunciato, arrestato e infine assassinato sulla spiaggia di Gijón il 4 settembre 1936. È stato beatificato il 9 marzo 2019 nella cattedrale del Santo Salvatore a Oviedo, con altri due seminaristi uccisi negli anni della guerra civile e con i sei compagni del Seminario Maggiore fucilati il 7 ottobre 1934. I resti mortali di quasi tutti e nove sono venerati nella Cappella Maggiore del Seminario di Oviedo, mentre la loro memoria liturgica cade il 6 novembre, giorno in cui tutte le diocesi spagnole ricordano i loro Martiri del XX secolo.
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Luis Prado García nacque il 4 marzo 1914 a Piedras Blancas presso Laspra, nelle Asturie, decimo di tredici figli. I suoi genitori si chiamavano José e Vicenta: il padre lavorava in fabbrica e possedeva del bestiame.
Da bambino mostrò una certa inclinazione per la religione: era quasi un piccolo sacrestano. La mattina, prima di andare a scuola, serviva Messa nella parrocchia di San Martino a Laspra. Tornava a mezzogiorno per suonare la campana dell’Angelus e la sera, per la recita del Rosario.
Quando manifestò ai genitori di voler entrare in Seminario, non ricevette ostacoli da parte loro, perché riuscivano a mantenerlo agli studi e a guadagnarsi da vivere tramite i proventi del bestiame. Nel 1930 fece il suo ingresso nel Seminario Minore della diocesi di Oviedo, nel monastero di Santa Maria di Valdediós. Vinse quasi subito una borsa di studio, promossa da un benefattore di Avilés per un futuro sacerdote di quella città o delle vicinanze; in quel modo, poté risollevare la famiglia.
Assistette con preoccupazione agli eventi della rivoluzione delle Asturie. Il 7 ottobre 1934 vennero uccisi anche sei allievi del Seminario Maggiore di Oviedo. La notizia arrivò anche a Valdediós e gli fece molta impressione. Stando a quanto ha raccontato sua sorella Paz, «dopo il funerale dei seminaristi, diceva che li invidiava e che sarebbe stato felice di essere martire. Si sentiva orgoglioso di loro. Noi non gli credevamo e gli dicevamo “Sei stupido”, ma lui era convinto».
Un altro suo compagno ha testimoniato: «Entrò a Valdediós nel 1930 e sin dal primo giorno si mostrò contento, come se il Seminario fosse per lui casa propria. Il suo carattere era dolce e pacifico, il suo animo tranquillo, gradevole e affettuoso con tutti i suoi compagni, sottomesso e obbediente ai suoi superiori. Lo si vedeva sempre alle prese con i lavori più umili del Seminario, senza mostrare dispiacere o contrarietà. Seguiva tutti i rintocchi della campana, che fossero per lo studio, per le lezioni, per la ricreazione o per qualche altro atto, con palese gusto e puntualità. La sua carità verso i compagni, l’interesse per lo splendore del culto e la fiducia che meritava da parte dei superiori si concretizzarono negli incarichi d’infermiere e sacrestano, che a lungo svolse con soddisfazione di tutti».
Dopo cinque anni, Luis fu chiamato a prestare servizio militare. Chiese e ottenne di poter essere inviato a Burgos, così da continuare gli studi nel Seminario di quella città. Ottenuto il congedo, rientrò in famiglia, ma ormai era in corso la guerra civile. Avvisato di essere sul punto di venire arrestato, per alcuni giorni si nascose a La Carriona, in casa di amici, ma venne denunciato e trasferito a Salinas.
La notte del 4 settembre 1936 fu portato a Gijón, per essere ucciso. Il medico che doveva certificare la morte dei fucilati raccolse i suoi effetti personali e diede alcuni dettagli sulla sua morte. A Luis fu chiesto di alzare la mano e dire le sue ultime parole: «Viva Cristo!», rispose, ma ricevette uno sparo proprio sulla mano.
Di nuovo gli ordinarono: «Alza la mano e di’: “Viva la Repubblica!”». L’alzò e ripeté: «Viva Cristo!». A quel punto, gli spararono cinque colpi al ventre. Continuò a proclamare «Viva Cristo!» finché non subì un ultimo colpo alla testa degli undici in tutto che gli vennero inferti. Aveva ventidue anni e stava frequentando il secondo anno di Filosofia.
Altri due seminaristi di Oviedo vennero uccisi negli anni della guerra civile: Sixto Alonso Hevia, al terzo anno di Filosofia, il 27 maggio 1937, e Manuel Olay Colunga, suddiacono di V Teologia, il 22 settembre 1937. I loro resti mortali (tranne quelli di Manuel, mai rinvenuti) sono stati traslati, il 19 marzo 2013, nella Cappella Maggiore dell’attuale sede del Seminario di Oviedo. La loro fama di martirio non venne meno nel corso degli anni, come anche per i sei seminaristi sopra citati. Anche i loro resti sono stati traslati nella Cappella Maggiore del Seminario nel 2013.
Il nulla osta per l’avvio della causa, che venne quindi denominata “Ángel Cuartas Cristóbal e otto compagni”, rimonta al 12 maggio 1993. Il processo diocesano, svolto a Oviedo e concluso il 29 novembre 1997, è stato convalidato il 24 febbraio 2012.
Nel 2014 fratel Rodolfo Cosimo Meoli, Postulatore Generale dei Fratelli delle Scuole Cristiane, fu incaricato di seguire la fase romana della causa. È stato quindi possibile completare la “Positio super martyrio”, consegnata nel 2016. Il 21 giugno 2018 si è invece svolto il Congresso dei Teologi della Congregazione delle Cause dei Santi, i cui membri si sono espressi all’unanimità a favore dell’effettivo martirio dei nove seminaristi.
Il 7 novembre 2018, ricevendo in udienza il cardinal Giovanni Angelo Becciu, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, papa Francesco ha autorizzato la promulgazione del decreto con cui Luis Prado García e compagni venivano dichiarati martiri.
La loro beatificazione si è svolta il 9 marzo 2019 nella cattedrale del Santo Salvatore a Oviedo, col rito presieduto dal cardinal Becciu come inviato del Santo Padre. La loro memoria liturgica è stata fissata al 6 novembre, giorno in cui tutte le diocesi spagnole ricordano i loro Martiri del XX secolo.
Autore: Emilia Flocchini
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