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Chasseradès, Francia, 18 novembre 1814 – Parigi, Francia, 26 maggio 1871
Jean-Pierre-Eugène Tardieu nacque a Chasseradès, nella regione francese dell’Occitania, il 18 novembre 1814. Allievo della Congregazione dei Sacri Cuori di Gesù e di Maria nonché dell’Adorazione Perpetua del Santissimo Sacramento dell’Altare (ovvero i padri di Picpus), fu in essa accolto come novizio a Parigi il 2 giugno 1837 ed emise i voti religiosi il 24 aprile 1839, assumendo il nome di fratel Frèzal. Non è nota la data dell’ordinazione sacerdotale, ma presumibilmente avvenne tra l’aprile e l’ottobre 1840. Fu maestro dei novizi a Vaugirard, a Lovanio in Belgio e a Issy-les-Molineaux. Di carattere sensibile e compassionevole, fu vicino ai poveri e ai bambini, avviando o sostenendo iniziative in loro favore. Nel 1860 divenne membro del Consiglio generale, con residenza nella Casa madre di rue de Picpus a Parigi, e incaricato d’insegnare Teologia Dogmatica ai religiosi in procinto di diventare sacerdoti. In quella veste, fu uno dei pochi religiosi a rimanere dopo l’evacuazione della Casa madre. Il 12 aprile, però, venne arrestato e condotto, con gli altri tre consiglieri del superiore generale, nella prigione della Conciergerie, quindi a quella di Mazas e, infine, a quella de La Grande Rochelle. Padre Frézal visse la prigionia rimpiangendo solo di non potersi dedicare abbastanza allo studio. Venne fucilato, il 26 maggio dello stesso anno, presso una villa in rue Haxo: insieme a lui e ai confratelli, c’erano tre padri Gesuiti, un sacerdote diocesano, un seminarista diocesano e padre Henri Planchat, dei Religiosi di San Vincenzo de’ Paoli. Con quest’ultimo e con i confratelli è stato beatificato il 22 aprile 2023 a Parigi, nella chiesa di San Sulpizio, sotto il pontificato di papa Francesco. I resti mortali dei quattro padri di Picpus uccisi in rue Haxo sono venerati nella cripta dei fondatori, presso il cimitero di Picpus a Parigi, mentre la loro memoria liturgica ricorre il 26 maggio, giorno della loro nascita al Cielo.
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I primi anni
Jean-Pierre-Eugène Tardieu nacque a Chasseradès, nella regione francese dell’Occitania, il 18 novembre 1814. Si conosce poco dei suoi primi anni di vita. Suo padre, di professione notaio, era stato eletto sindaco della cittadina.
Sua madre, Françoise-Michel, riusciva a partecipare quotidianamente alla Messa, celebrata nella chiesa parrocchiale a pochi passi da casa, anche se doveva badare alla casa e ai suoi cinque figli.
Religioso e sacerdote dei Padri di Picpus
Completò l’istruzione secondaria senza la garanzia di venire ammesso al collegio di Langogne, retto dalla Congregazione dei Sacri Cuori di Gesù e di Maria nonché dell’Adorazione Perpetua del Santissimo Sacramento dell’Altare (ovvero i padri di Picpus). Entrò poi nel Seminario Maggiore di Mende, dove trascorse tre anni e imparò a conoscere ancora meglio la Congregazione.
Fu accolto come novizio a Parigi il 2 giugno 1837 ed emise i voti religiosi il 24 aprile 1839, assumendo il nome di fratel Frèzal, in onore di san Fredaldo, vescovo di Mende e martire. Non è nota la data dell’ordinazione sacerdotale, ma presumibilmente avvenne tra l’aprile e l’ottobre 1840.
Direttore di noviziato col cuore sensibile per i poveri
Dall’ottobre dell’anno successivo fu direttore del noviziato di Vaugirard, quindi, il 3 novembre 1843, di quello di Lovanio in Belgio. Il 6 maggio 1845 venne nominato superiore del medesimo noviziato.
Aveva un cuore molto sensibile e compassionevole: a Lovanio, si assunse come missione quella di portare il conforto della fede alle famiglie disperate per la perdita di un proprio caro. Provava compassione specialmente per i bambini e per i poveri.
Umile e obbediente ai superiori
Amava dire che fosse meglio parlare a Dio che parlare di Dio; in nome di questo principio, lui stesso parlava molto poco. Era infatti capace di un’umiltà tale che non lasciò quasi nessuno scritto di natura personale.
Ci è però rimasta una sua lettera alla sorella Marie, datata 2 maggio 1841. In essa esprimeva il desiderio di poterla rivedere, ma si rimetteva al permesso dei superiori: «Non ho promesso perché non è mio potere prometterlo. Lo desidero senza dubbio più ardentemente di te, ma questo desiderio non può essere la mia unica guida. Dopotutto, in qualsiasi posto siamo, non siamo forse tutti nelle mani di Dio? Lui ci ha separati per la sua maggior gloria e ci unirà quando lo vorrà. Impariamo a soffrire qualcosa per Lui, sacrificandoGli anche i nostri affetti più legittimi».
Sostenitore dell’Opera della Santa Infanzia
Si dedicò anche a diffondere l’Opera della Santa Infanzia, impegnandosi a far pregare i bambini per le missioni e per i missionari: riteneva, tra l’altro, che essa avrebbe prodotto a sua volta futuri missionari.
Per le famiglie povere di Lovanio fondò l’Associazione della Sacra Famiglia, nella quale, aiutato da molti volontari, accoglieva bambini malnutriti, provenienti dalla classe operaia. L’Associazione distribuiva pasti e oggetti religiosi e si occupava anche dell’istruzione religiosa dei più piccoli.
Apostolato anche tramite la stampa
Padre Frézal riconosceva anche l’importanza della stampa: nel 1856 pubblicò due articoli sulla Rivista Cattolica dell’Università di Lovanio, nei quali parlava della missione della sua Congregazione nelle isole Hawaii, o Isole Sandwich com’erano chiamate al tempo.
Tre anni prima, aveva pubblicato, anonimamente, un’opera in due volumi sulle apparizioni mariane a La Salette, basata sulle fonti contemporanee, che contò due edizioni e una traduzione in lingua fiamminga.
La sua perseveranza nelle prove
Tuttavia, a causa di tutti questi impegni, fu denunciato da un confratello presso il Superiore generale, con l’accusa di non dedicarsi abbastanza ai novizi e di essere frequentemente assente. Padre Frézal replicò presentando le proprie ragioni.
Un’altra prova giunse quando fu rimproverato perché il noviziato a Lovanio aveva finito col costare eccessivamente. Anche in quel caso, resistette per due anni, finché non gli fu data pienamente ragione.
Nel noviziato di Issy-les-Molineaux
Alla fine del settembre 1858 venne chiamato alla Casa madre di Parigi e nominato vicedirettore del noviziato di Issy-les-Molineaux, in aiuto a padre Ladislao Radigue. A Issy padre Frézal poté rimettersi in salute, che del resto non era mai stata troppo buona, e dedicarsi nuovamente agli studi.
Tra i novizi che preparò alla professione perpetua ebbe il futuro padre Damiano de Veuster, il quale venne poi inviato missionario nelle Hawaii, dove contrasse la lebbra e ne morì (fu canonizzato nel 2009).
Membro del Consiglio generale, docente di Dogmatica, attento confessore
Nell’ottobre 1860, il Superiore generale, padre Eutimio Rouchouze, lo nominò membro del Consiglio generale, con residenza nella Casa madre di rue de Picpus a Parigi. Allo stesso tempo, l’incaricò d’insegnare Teologia Dogmatica ai giovani professi che si preparavano all’ordinazione presbiterale.
Pur non avendo alle spalle una carriera da docente, padre Frézal si gettò nella preparazione, facendo leva anche sui suoi contatti con l’università di Lovanio e sul proprio bagaglio culturale. Come docente sapeva farsi amare dai suoi studenti e gli piaceva stare tra loro durante le ricreazioni.
Anche a Parigi cercava di consolare quanti soffrivano e di compiere ogni carità possibile, sia sul piano materiale, sia su quello spirituale; particolarmente, in quest’ultimo caso, dedicandosi per ore al Sacramento della Riconciliazione, a dispetto della sua fragile salute.
Nella persecuzione della Comune di Parigi
Allo scoppio dell’insurrezione della Comune di Parigi, il 18 marzo 1871, padre Ladislao Radigue, al tempo superiore della Casa madre, ebbe la lucidità di far evacuare la maggior parte dei confratelli della Casa madre, inviandoli fuori dalla capitale francese. Rimasero solo lui e pochi altri religiosi.
Il 12 aprile, mercoledì dell’Ottava di Pasqua, alle quattro del pomeriggio, la casa madre della Congregazione sia maschile sia femminile fu assaltata dagli insorti. Alle 23, furono arrestati dodici sacerdoti e un religioso fratello. Il 5 maggio, settantaquattro suore, compresa madre Beniamina le Blais, superiora generale, e dieci novizie, vennero arrestate e condotte alla prigione di Saint-Lazare.
Molti degli uni e delle altre vennero rilasciati o fuggirono, mentre rimasero in carcere i quattro consiglieri del superiore generale: padre Ladislao, padre Policarpo Tuffier, padre Marcellino Rouchouze e padre Frézal.
La prigionia
Vennero condotti in carrozza, a due a due, accompagnati da un membro della Guardia Nazionale, fino alla prigione della Conciergerie. Vi giunsero a mezzanotte e vi trascorsero cinque giorni. La sera del 17 aprile, i quattro religiosi vennero trasferiti a Mazas.
In prigione, trovarono altri ecclesiastici, considerati ostaggi del popolo parigino perché sospettati di connivenza col Governo di Adolphe Thiers, fuggito a Versailles all’inizio dell’insurrezione. Di fatto, però, i comunardi perseguitavano la Chiesa cattolica perché la ritenevano un’eredità del passato regime monarchico e un ostacolo alle loro istanze sociali.
Nel carcere dei condannati a morte
Nei trentanove giorni seguenti, i prigionieri si trovarono in condizioni penose, senza la possibilità di celebrare Messa. Il 21 maggio, il direttore del carcere di Mazas ottenne il loro trasferimento a La Grande Roquette, sede del carcere per condannati a morte.
Lo stesso giorno, l’esercito regolare cinse d’assedio Parigi. Da quel momento in poi, in tutta la città, infuriarono atroci battaglie, in quella che passò alla storia come la “settimana sanguinante”.
Lettere dal carcere
Durante la detenzione a Mazas, padre Frézal scrisse poche e brevi lettere. In una di esse, indirizzata a una persona fidata, dichiarò: «È da Mazas che ti scrivo. Sono chiuso quassù da lunedì con dodici miei confratelli. La mia cella non è tanto grande come puoi immaginare, ma sarebbe sufficiente, se fossi libero. Non ho mai avuto così tante persone al mio servizio come mi è accaduto da quando sono qui. Trascorrerei il tempo senz’annoiarmi troppo, se avessi dei libri. Devo dire che qualcuno mi ha offerto dei libri qui, ma quando non si hanno a disposizione i libri che si studiano di solito, ci si sente isolati. Sono calmo e dormo bene perché la mia coscienza non mi rimprovera nulla. Sono solo sempre occupato con i miei studi e le mie lezioni».
Il martirio
Il 26 maggio, lo scontro tra gli insorti e l’esercito regolare giunse al culmine. Alle 15 dello stesso giorno, il colonnello Emile Gois, addetto alla giustizia militare, si diresse alla prigione di La Grande Roquette, dove si trovavano più di cento ostaggi. Di propria iniziativa, comandò al direttore della prigione di consegnargli cinquanta detenuti.
Vennero selezionati trentatré guardie di Parigi, due gendarmi, quattro sospetti di spionaggio e dieci ecclesiastici, scelti a caso. Erano tre Gesuiti, ovvero i padri Jean Caubert, Pierre Olivaint e Anatole de Bengy; padre Henri Planchat, dei Fratelli di San Vincenzo de’ Paoli, direttore del patronato di Sant’Anna; padre Marcellino e gli altri tre padri di Picpus; don Jean-Marie-Noël Sabatier, vicario della chiesa della Madonna di Loreto, e Paul Seigneret, allievo del Seminario di San Sulpizio.
Circondati dalle Guardie Nazionali del 173° Battaglione, i prigionieri camminarono a piedi fino a Villa Vincennes, al civico 85 di rue Haxo, strattonati, picchiati e insultati dalla folla, fino al muro che circondava un terreno vuoto. Un colpo di pistola diede il via a una fucilazione incontrollata; in meno di mezz’ora, i condannati vennero tutti uccisi.
Quasi un presentimento
Tra le carte personali di padre Frézal vennero trovate tre preghiere scritte di sua mano, senza data, ma riconducibili a sei o sette anni prima della morte. Una, in particolare, si conclude con un’invocazione a Dio che appare quasi anticipatrice della sua sorte (in francese usa il “voi”, ma noi lo rendiamo col “tu” che indica maggiore confidenza):
«Concedimi di tendere continuamente a te per amore e per riconoscenza, e di arrivare a te mediante la palma del martirio, affinché io possa lodarti, benedirti e cantare in eterno le tue misericordie! Amen».
La causa di padre Planchat, di padre Rouchouze e dei loro compagni
Padre Henri Planchat, padre Frézal Tardieu e gli altri tre padri di Picpus furono immediatamente considerati martiri; tale fama si mantenne nel tempo, portando all’apertura della loro causa di beatificazione per il riconoscimento del loro martirio.
Un primo processo informativo fu celebrato presso la Curia di Parigi dall’8 marzo 1897 all’8 agosto 1900, ma fu necessaria una nuova inchiesta diocesana dal 29 ottobre 2015 al 4 maggio 2016. La Congregazione delle Cause dei Santi emise il decreto di convalida giuridica degli atti il 27 ottobre 2016.
Il decreto sul martirio e la beatificazione
La “Positiio super martyrio”, consegnata nel 2020, è stata presentata ai Consultori Storici il 20 ottobre 2020, essendo la causa di tipo antico o storica.
L’11 maggio 2021 i Consultori Teologi della Congregazione delle Cause dei Santi espressero parere affermativo circa l’effettivo martirio dei sei religiosi. I Cardinali e Vescovi membri della stessa Congregazione, riuniti nella Sessione Ordinaria del 19 ottobre dello stesso anno, confermarono tale parere positivo.
Il 25 novembre 2021, ricevendo in udienza il cardinal Marcello Semeraro, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, papa Francesco autorizzò la promulgazione del decreto con cui padre Planchat, padre Tardieu e compagni venivano dichiarati martiri.
La Messa con il Rito della Beatificazione, presieduta dal cardinal Semeraro, fu celebrata il 22 aprile 2023, nella chiesa di San Sulpizio a Parigi. La memoria liturgica dei cinque Beati venne fissata al 26 maggio, giorno della loro nascita al Cielo.
La memoria e il culto
Sul luogo del massacro di rue Haxo venne costruita, per mandato dei padri Gesuiti, una cappella provvisoria, a cui seguirono altre strutture, fino alla chiesa vera e propria, che nel 1961 divenne la chiesa parrocchiale intitolata alla Madonna degli Ostaggi (Notre-Dame des Otages).
I resti di padre Frézal e dei suoi confratelli, dal 21 ottobre 2010, si trovano nella cripta dei fondatori della Congregazione dei Sacri Cuori di Gesù e di Maria nonché dell’Adorazione Perpetua del Santissimo Sacramento dell’Altare, nel cimitero di Picpus a Parigi.
Preghiera per ottenere grazie attraverso l’intercessione dei Martiri di Picpus
Dio, nostro Padre, Ti rendiamo grazie per i nostri
Fratelli: Ladislao, Marcellino, Frézal e Policarpo.
Li hai chiamati a vivere e morire al servizio
dei Sacri Cuori di Gesù e di Maria.
Per amor Tuo, hanno deciso di lavorare con zelo
per la salvezza dei loro fratelli e delle loro sorelle,
fino al punto di accettare la prigione
e la morte violenta
in comunione con la Passione del Tuo Figlio,
che è morto per noi sulla croce.
In questo modo hanno partecipato
alle Sue sofferenze per il Suo Corpo che è la Chiesa.
Ti preghiamo per loro intercessione
di concederci le grazie che Ti chiediamo ....
Fa’ che non siamo mai separati dal Tuo Amore.
Aiutaci a superare tutte le nostre difficoltà
attraverso l’amore per Colui che per primo ci ha amati,
Gesù Cristo, nostro Signore. Amen.
Vi preghiamo gentilmente di informarci delle grazie ricevute
attraverso l’intercessione dei Martiri di Picpus:
Communauté Pierre Coudrin
P. Bernard Couronne SSCC
Vice-Postulateur
37, Rue de Picpus
75012 Paris – France
E-mail: berdcour@club-internet.fr
oppure:
Congregazione dei Sacri Cuori
Postulazione Generale
Via Rivarone, 85
00166 Roma – Italia
E-mail: postulazione@ssccpicpus.com
Internet: www.ssccpicpus.com
Autore: Emilia Flocchini
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